Il successo della manifestazione è subito travolgente: l’inequivocabile qualità artistica dei cartelloni, pieni di nomi che hanno fatto la storia del jazz, attira migliaia di spettatori.
I primi problemi sorgono però a partire dall’edizione del ’76: la situazione italiana dei cosidetti anni di piombo rende irrequieta una parte del pubblico, non sempre facile da gestire. Si tratta di un pubblico “estremo” che vive tutto come una dimensione politica e non esita a scatenare disordini. Il clima da festoso diventa teso.
Per non rischiare, l’edizione ’77 salta; si ritenta l’anno successivo ma i problemi legati allo straordinario afflusso di spettatori non diminuiscono. La fine di Umbria Jazz sembra ormai certa ma grazie all’impegno di alcuni, tra cui la Regione stessa, la manifestazione rinasce nel 1982. La gestione viene presa in carico da un gruppo di appassionati-volontari, fino alla nascita dell’Associazione Umbria Jazz, che gestisce il festival in ogni suo aspetto a partire dal 1985. Si tenta una formula nuova: il festival abbandona la sua natura itinerante per prendere stabile dimora a Perugia e introduce, accanto ai concerti in piazza che rimangono gratuiti, quelli con biglietto d’ingresso.
La nuova organizzazione e la sempre elevata qualità artistica si dimostrano gli ingredienti perfetti per ridare nuovo lustro al Festival, che diventa così un appuntamento fisso e irrinunciabile.