La Volta Pinta

Nella Piazza del Comune di Assisi c’è il Palazzo dei Priori che guarda la chiesa di Santa Maria sopra Minerva. C’è un arco, una Volta…

Anni di lavori, iniziati con il sindaco Bartolini, terminati con il sindaco Ricci, hanno riportato la Volta Pinta ai suoi dipinti grotteschi, di miti, allegorie e storie dove domina il colore dei detti popolari, tanto simili a quelle dimore romane tornate alla luce in quegli anni che furono. Riportare allo splendore che fu è come sentirsi eredi, essere eredi del proprio paese e della propria cultura.

La Volta a botte che nel 1556 il governatore Marcello Tuti commissionò a Raffaellino del Colle, Raffaello del Colle del Borgo di San Sepolcro. Lo sguardo perso nel museo aperto che la città, borgo, paese regala nei rosoni delle chiese, nella fontane che la piccola piazza protegge. Il racconto di una cultura che si veste di grottesco per raccontarsi e raccontare è rappresentato in questa opera d’arte all’aperto. Un quotidiano della vita assisana del’500, laico, dove i vizi venivano dipinti tanto quanto le virtù. Il dominio dello Stato pontificio fece cancellare quell’eros come le pubbliche cortigiane, ridipingendo la volta.

L’accurata opera dei restauratori, lo studioso Genovesi, le amministrazioni, il volume dedicato a questa opera riportano sotto gli occhi dei posteri il 6 giugno 2008 l’ultimo restauro di quella pittura che trascende il tempo.

Il profano, grottesco, che nel centro di Assisi ridiventa parte della vita economica e saciale della città, con la fontana del 1762 di Giovanni Martinucci, il Palazzo Comunale, del Capitano del Popolo, la Torre del Popolo della metà del ‘200 con la campana donata dai comuni italiani nel 1926 dove è inciso il “Cantico delle creature”. E ancora il sacro rincontra il profano con il Tempio della Minerva ormai chiesa di Santa Maria sopra Minerva, del primo secolo a. C. dove l’arte e l’antico, le maestose sei colonne con il delicato e quasi sottile capitello in stile corinzio incanta oggi chiunque passeggi per le vie di Francesco.