L’Umbria, una regione vista dal punto di vista del vino

2013-03-25 18.07.05L’Umbria vista dal punto di vista del vino! Il salone d’onore di Palazzo Donini di Perugia, lunedì 25, è stato una cornice affascinante per la presentazione di un libro importante, che ha un titolo semplice: Umbria. Come una botte grande, di vino buono, questo libro racconta la storia della viticultura della regione da molteplici punti di vista. Inanzi tutto dal punto di vista storico, grazie ad una meticolosa ricerca che parte dai primi reperti archeologici regionali. Poi, come in un magico affinamento, il tempo trasforma il vino e trasforma la società, anzi, le società storiche, che si evolvono e trasportano con se e bevono (per restare in tema enologico) i cambiamenti, trovando nuove forme, fino a diventare quello che la regione Umbria è oggi in fatto di enologia e cultura. Infatti, il vino da bevanda è diventato un fattore che riesce a veicolare la cultura e la società, la regione stessa e i suoi valori, grazie a messaggi immortali e immateriali. Riesce a veicolare la regione nel suo insieme di territorio e di storia, di sentimenti e piacevolezza. Il volume Umbria, di Manuel Vaquero Pineiro, va ad ampliare un’ambiziosa collana, che vuole esporre la viticultura italiana, regione per regione, portato avanti dall’accademia italiana della vite e del vino; rappresentata nella persona di Giusi Mainardi; presenti in sala l’assessore all’agricoltura della regione Umbria, Fernanda Cecchini, e Maria Grazia Marchetti Lungarotti. La cultura del vino è sempre stata una civiltà del vino, fatta di terra, vite e uomini, fatta di scoperte e di invenzioni che secolo dopo secolo vanno ad ampliare le conoscenze e l’operatività dell’uomo, di cui il Museo del vino e dell’olio di Torgiano ne è una testimonianza tangibile. L’escursus del libro non lascia da parte nemmeno le forme di allevamento della vite, il loro cambiamento e l’abbandono di alcuni vitigni storici; la nascita del primo consorzio a Città di Castello, e il cambiamento del gusto orientato dai vini bianchi e abboccati, verso i rossi più importanti; oppure le prime cantine sorte già nell’800, con l’intento di essere cantine razionali, rivolte alla produzione: un esempio ne è Boncompagni, o quella di Pambuffetti, fino ad arrivare all’ultimo capolavoro della cantina firmata Pomodoro a Bevagna. I forti cambiamenti importanti iniziano in modo particolare a partire dall’800, grazie ad una presa di coscienza regionale, ma che ha saputo fruire della vicina Toscana all’avanguardia nel settore vinicolo, ma anche sotto l’aspetto della cultura del vino. La regione è riuscita a veicolare il cambiamento, a dare vita a buoni vini apprezzati localmente, ma anche all’estero. Il libro ha quindi l’intento di rappresentare l’intero territorio regionale. L’Umbria è una piccola regione, ma ricca di cultura, di territori, di genti e campanili, in una pluralità etnica e locale non indifferente; tutto visto attraverso la chiave di lettura del vino, elemento che diventa caratterizzante di tutta la regione, riuscendo ad unire le diversità, portandole verso il futuro; il libro ha avuto la capacità di tracciare l’identità regionale, nella sua pluralità e laboriosità. Infatti, l’autore, non ha tralasciato proprio niente, riuscendo a prendere in esame quelle famiglie che storicamente hanno mosso per prime i passi verso l’avanguardia, come la stessa famiglia Lungarotti a Torgiano, con il famoso Rosso Torgiano; la rinascita e il riappropriarsi di vitigni autoctoni precedentemente abbandonati. Ma l’esame di Manuel Vaquero Pineiro si esaurisce solo con lo sguardo rivolto al futuro, prendendo il 2008 come termine e linea di confine, un salto storico, in cui, come egli stesso afferma, niente sarà più come prima, nemmeno per il vino e il suo commercio; si sono aperti nuovi scenari e nuove prospettive. Insomma quello che il vino sta vivendo ora appare un nuovo momento storico capace di evidenziare le linee regionali di storia e cultura.