Tesori dell'Umbria

Hassan Najmi, il poeta della fratellanza e della pace

premiazioneHassan Najmi ha ricevuto ad Assisi il premio Arnaldo Fortini, dedicato alla fraternità. Con una cerimonia, il 14 marzo, è stato assegnato il riconoscimento, dal vice Sindaco della Città di Assisi, Francesco Lunghi, Carlo Angeletti presidente del comitato della Fondazione Arnaldo Fortini, il Professore e scrittore Enrico Ciamanno, Diplomatici e Funzionari ONG marocchini in Italia, come il Console Generale del Regno del Marocco a Roma Mohamed Basri, Bouchaib Boussairi presidente dell’associazione lavoratori e commercianti in Italia, Abdelillah Amahdar presidente Anolf – Cisl Umbria, Francesco Picchi Presidente associazione Italia – Marocco. Presente in sala anche Pierluigi Monsignori Potsy, che ha forti legami con il Marocco, e lo scorso agosto ha aperto il primo festival dedicato alla riduzione dei rifiuti alla presenza del ministro dell’ambiente e delle autorità marocchine. Importante questo premio, dedicato alla memoria dello storico italiano Arnaldo Fortini, che fu anche sindaco di Assisi, importante la città nella quale lo riceve: la città della pace e della fratellanza, riconosciuta universalmente. Assisi, la città della multi-cultura, dell’incontro tra genti e popoli; luogo di dialogo. Un premio che viene da mani antiche di secoli, ad un poeta che si è distinto ed ha consolidato i rapporti culturali tra il Marocco e l’Italia. È il secondo premio che riceve in Italia, dopo quello a Gualdo Tadino, Rocca Flea Award, ricevuto nel 2009, per la raccolta di poesie “le bagnanti”. Ma il poeta si è distinto già da molti anni anche in Marocco, per il suo lavoro, dove è stato insignito dal Re Mohammed IV nel 2005. Hassan è stato presidente dell’”unione degli scrittori del Marocco” e della “casa della poesia”. Ha vinto nel 2011 il Marocco Book Prize PER IL LIBRO “l’amore come” che sarà pubblicato congiuntamente il prossimo aprile a Casablanca e Parigi. “Quando un poeta viene premiato, viene premiata la Parola, non l’uomo”, afferma Hassan. A me piace chiamarlo il poeta delle donne mentre leggo le sue suggestive poesie. Mi piace pensarlo come il poeta del Marocco, rievocando la sensazione che danno le sue parole, come una brezza che dalla riva del Mediterraneo riesce a sfiorare un popolo intero, gente ai mercati, case, Moschee; sfiora come una carezza la voce lanciata dai Minareti, accarezza i fedeli in preghiera; sfiora la vita, tutta. Riesce ad insinuarsi tra gli angoli, porta profumi di nostalgia, d’amore e sentimenti, anche nelle parti più lontane del deserto, anche nelle pieghe più nascoste dell’anima, carica ancora dell’umidità e del sale del mare e di tutto quello che ha appreso nel suo tragitto: odori, sole. Le poesie di Hassan sono in grado di evocare e nello stesso tempo di donare. Sono in grado di farci vivere i nostri sentimenti e, come fossero materia viva, sono capaci di nutrirsene. La voce del poeta è abitata da altre voci, è capace di farsi carico delle voci degli altri e restituirle. Sono poesie di una carnalità raffinata, vicina ai sensi e alla generazione dei sentimenti, allo scorrere del tempo. Come un filo, invisibile e caldo che tocca riflessi di poeti immortali, come Garcia Lorca, o il Cantico dei Cantici; svela l’immagine affascinata dell’aprirsi degli occhi al mondo. Un mondo sempre nuovo, sempre vissuto. Lo sguardo stupito e innamorato, si fa soffio e questo è già parola. “Il poeta regala immaginazione, non realtà”, ma la sensibilità che tocca l’anima, vive attraverso l’altro. Come Hassan stesso afferma, la parola ha una forza, una capacità di creare, incredibile. È per questo che lui lavora in modo meticoloso sulla parola, che diventa esperienza e vita personale, per trasformarsi in vita collettiva. La parola diviene materia sulla quale scolpire, come il marmo informe nel quale Michelangelo già vedeva l’opera finita. Così, il poeta, riesce a farsi carico degli stati d’animo, e con uno sguardo interno riesce a vedere cose che altri non vedono. Poesia è quindi lavorare sulla vita, il poeta riesce a filtrare l’amalgama collettivo e quotidiano della vita e dal caos, fino a giungere in una zona silenziosa. La poesia è un fardello pesante, diviene un dovere verso l’umanità. È un lumino, una metafora silenziosa che senza spiegazioni è in grado di farci comprendere.

 

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