E’ stato presentato alla Biblioteca Comunale di Terni, l’ultimo impegno letterario di Nicola Castellini che semplicemente s’intitola “50 poesie”, edito dalla Bertoni Editore.
Quando si finisce di leggere un qualsivoglia libro – nella fattispecie le poesie di Nicola Castellini – si rimane per alcuni attimi, come sospesi. Lo si chiude, se ne accarezza la sovra copertina e subito dopo lo si sfoglia nuovamente, senza soffermarsi necessariamente sull’una o l’altra poesia…poi, chiudendolo, lo si soppesa e lo si ripone, lì dove mettiamo a giacere le nostre memorie letterarie.
Qualcosa quel libro, questo libro, ci ha lasciato e nel caso dell’autore si avverte subito uno stridìo di sentimenti che martellano il lettore in termini ora dissacranti – vedi la “dedica” di Bukowski – ora dolci note che registrano le vibrazioni d’una natura mite che pare confarsi all’animo – comunque tormentato – del poeta. Un susseguirsi di emozioni ch’egli aggettiva all’interno di versi che paiono sconnessi e dis-connessi, rilanciati da un contrasto che sembra emergere tra il suo vissuto e quello che vorrebbe essere ma non può, o non vuole.
Nei suoi de(l)dicati ritratti, lascia scivolare la penna delineando con parole essenziali, penetranti e pervase d’insospettabile dolcezza, la sua più profonda intimità che lo porta a perdersi oniricamente negli elementi naturali. Parole con cui egli gioca in una (s)composizione al limite del paradosso ben oltre il surreale, e che conia con divertita e divertente semplicità.
Invero, rigetta in termini secchi e talvolta crudi, il suo sentito, non camuffando la sua rabbia, che talora sfocia in acredine, quando palesa disagi sociali destabilizzanti; qui le parole si contorcono al liminare dell’incomprensibile e proprio in questa circonvoluzione verbale sta la forza di Nicola Castellini che esprime così la sua ribellione – lanciando finanche ammonimenti – ad una vita che configura in una notte “agghiacciante, alcolica, devastante”, la quale pare molto togliere e poco concedere se non lacrime di solitudine che ne rigano i fotogrammi in B/N come in un film noir hollywoodiano.
Maledetta la poesia di Nicola che setta esistenze votate sì alla sconfitta, alla disillusione, all’ impossibilità di una “non – resurrezione”, ma ch’egli, quasi con ferocia, finisce col ripudiare elogiando “La potenza della vita /il soffio felice /che ogni dì /ci regala il giorno /e io /fortunato /che ho la voglia /di leggere /e la possibilità”.