Festa del “Maggio” Il Maggio di Isola Fossara fa parte di quei riti, le cui origini si perdono nella notte dei tempi e vanno sotto il nome di "Nozze Verdi".

Festa del MaggioISOLA FOSSARA (Scheggia e Pascelupo – PG) – La festa si divide in due momenti: il primo, tra l’ultima domenica di maggio e quella iniziale di giugno, è sicuramente quello meno conosciuto e forse il più affascinante. Verso le quattro del mattino il suono del corno sveglia la comunità isolana ed un secondo squillo ne annuncia la partenza: li attende la salita a piedi della montagna fino alla sommità delle balze del monte Catria, attraverso un itinerario ben preciso, percorso in omaggio a Sant’Antonio. Giunti in cima alle balze del Corno, i tagliatori si mettono in cerca del Maggio che è il primo dei tre tronchi ad essere tagliato; i tagliatori si dividono in gruppi alla ricerca dell’albero adatto. Questo deve essere di dimensioni appropriate e una forma perfetta. La seconda ad essere individuata e poi tagliata è la “Giunta”. A questi due tronchi nella seconda fase della festa se ne aggiunge un altro denominato Cima o Palo. Poco prima del taglio del Maggio un suono lungo e prolungato del corno annuncia agli abitanti di Isola Fossara questo momento. Dopo il taglio il tronco viene potato e ripulito ed è così pronto per essere trasportato. La fase del trasporto è veramente spettacolare; essa avviene a forza di braccia: vengono attaccate alle due estremità del tronco due catenelle e a ciascuna di esse è attaccata una fune; quella anteriore serve per portare a traino il tronco in salita e la posteriore per dirigere il tronco e frenarlo in discesa. Nei tratti più ripidi vengono attaccate alla fune anteriore una serie di “manuelle”, cioè robustissimi rami fissati alla fune con un nodo particolare e a una distanza tale da permettere ad un uomo di farci forza aiutandosi con il torace o a mani tese. Gli uomini che tirano il tronco alle “manuelle” variano da dodici a ventiquattro, arrivando anche a quarantotto se le condizioni del terreno e l’elevata pendenza lo richiedono. Lo sforzo è in certi punti sovrumano, basti pensare che il Maggio può pesare anche tra i 9 e i 10 quintali e solo la tradizione e la devozione al Santo danno ai portatori la forza per sopportarlo. Il tronco è trainato e strisciato attraverso i faggi secolari e tra gli sforzi, ogni tanto viene invocato “un evviva S. Antonio”, quasi per chiedere il suo aiuto nei momenti di più intenso sforzo. Il tronco viene scortecciato con le “manuelle” scorteccianti a cui è stato praticato un taglio obliquo fatto con un “marraccio”. Avanti a tutto il gruppo del Maggio procede un giovane che è il portatore di marraccio, ascia e corno; egli è il messaggero che avverte dell’avvenuto abbattimento del tronco la comunità di Isola Fossara e suona il corno anche prima dei lanci lungo gli scoscesi pendii. Fatto uscire il Maggio dal bosco, si ritorna per trovare e tagliare la “Giunta” che verrà trasportata nello stesso modo fino a dove è stato lasciato il Maggio. Dal lato della base maggiore dei due tronchi viene fatto un profondo scannello tutto intorno e ci viene passato del filo di ferro, dato che durante i lanci che seguiranno il tronco si potrebbe spaccare, urtando lungo i pendii scoscesi in punte di roccia o alberi. Arrivati al passo obbligatorio delle Passaiole con i tronchi uno dietro l’altro, si alzano grida di gioia finché uno dei tagliatori recita la frase rituale cristiana : “a Sant’Antonio” e il succedersi del Padre Nostro, Ave e Gloria. Quindi dopo un grido di evviva a S. Antonio e dopo il suono prolungato del corno il Maggio viene lanciato lungo il ripido pendio, il tronco precipita acquistando velocità e aprendosi un varco fra la vegetazione. Questo canale dove è stato lanciato il Maggio ad un certo punto si ristringe obbligandolo a fermarsi in altro passo obbligato. Lo stesso rituale viene seguito per la “Giunta” prima del suo lancio, poi anche essa sfreccia sulla scia del Maggio. Quindi tutti gli isolani si precipitano lungo la traccia lasciata dai due tronchi per raggiungerli ai “Fochi” dove sono fermi e incagliati tra due alberi, che costituiscono uno sbarramento naturale. I due tronchi, per mezzo delle “manuelle” vengono disincagliati uno dopo l’altro e riprendono la loro corsa. Poi vengono di nuovo riattaccate le catenelle e a forza di braccia vengono portati in direzione di Passaiole e Catria. Un altro lancio, forse il più impegnativo, è da Poggio la Croce verso il paese di Isola Fossara. Prima di questo lancio il più anziano recita una preghiera mentre tutti sono intorno al Maggio, “ad onore di Sant’Antonio facesse andar bene la pianta e dia la salute e la forza a tutti quanti”, segue la recita del Pater Ave Gloria; poi dopo un evviva a Sant’Antonio e un sostenuto suono di corno il Maggio viene lanciato lungo il ripido pendio, l’albero scompare fra la vegetazione di faggi chiamata la “Selva”. In silenzio si cerca di seguire e capire dal rumore la traiettoria del tronco e quando si ferma, e quindi segue il lancio della “Giunta”; dopo di che tutti si precipitano sulla scia dei due tronchi per raggiungerli. Il dislivello superato nelle varie fasi è di ben 865 metri con uno sviluppo di percorso di circa dieci chilometri. Al calare del sole, i due tronchi vengono trasportati fino al centro del paese e disposti l’uno accanto all’altro vicino alla chiesetta. A questo punto il rito è compiuto in onore di Sant’Antonio da Padova ed Isola Fossara attende il secondo momento della festa che si svolge il 13 giugno, giorno in cui si festeggia San Antonio da Padova.

13 giugno: alzata del Maggio

La mattina della festa, all’alba, un primo gruppo di giovani di Isola Fossara alla presenza di una persona anziana, taglia sempre nel bosco un nuovo tronco, che è denominato “Cima o Palo” di dimensioni più piccole rispetto agli altri due (tre metri circa). Alcuni nel frattempo cercano una piantina di bosso le cui foglie serviranno per adornare la Cima e la Corona. Un secondo gruppo invece si trova intorno ai due tronchi per studiare il punto preciso dove realizzare l’incastro per poi unirli. Una volta eseguiti i due innesti, gli adulti, ponendosi a cavalcioni del tronco, con l’ascia lo sbozzano e con il “cortellaccio” lo raschiano fino ad ottenere una superficie molto liscia. A circa due metri sotto la punta terminale di tutto il complesso ormai divenuto un unico tronco, viene sistemata la corona. La corona e la cima vengono rivestite con le “rame” del verde (il bosso). Ora il tutto è un unico grande tronco che misura circa venti metri ed è pronto per essere innalzato. Alle ore dieci circa inizia la fase vera e propria dell’inalberazione del Maggio nella buca già preparata; un suono di campane annuncia quest’ultima operazione. Un sistema misto di scale e corde, agganciate al tronco e passate in robusti occhielli attaccati ai muri delle case circostanti, permette il sollevamento di questo enorme peso scendendo lentamente nella buca predisposta dove sarà collocato. Questa viene poi riempita di terra e pietre che vengono pressati con pali e mazza. Il tronco viene controllato nella sua posizione di verticalità con l’angolo della chiesa. Ora il Maggio è innalzato e così si possono rimuovere i canapi serviti per inalberarlo.