Visitando i Borghi dell’Umbria: il Castello di Pissignano Attraverso gli occhi di un viaggiatore curioso conosciamo meglio uno dei più suggestivi luoghi nel comune di Campello sul Clitunno

Castello di Pissignano
Foto di Barbara Bernabei

CAMPELLO SUL CLITUNNO (PG) – Sono a visitare il Tempietto del Clitunno, mi siedo a fine giro e mi guardo intorno felice di poter godere di luoghi come questi in cui ho la fortuna di vivere, in basso il fiume scorre accarezzato dai salici e arginato dai pioppi e dalle acacie, luogo pieno di vita e dei versi dei tanti animali che qui vivono e per fortuna sopravvivono: cigni, germani, aironi, papere cigne, nutrie, upupe, capinere e cinciallegre, pettirossi, gechi, ramarri, api ecc. Lo sguardo dal basso sale verso l’alto… al di là dell’inferriata che racchiude la zona archeologica qui sopra, sento il rumore della Flaminia e vedo delle case sporgere dalla roccia, arrampicate sulla collina, svettano con le loro finestre come occhi curiosi, un cielo terso fa da fondale, sono le case del Borgo di San Benedetto, dai più noto come il Castello di Pissignano Alto e per altri che vi risiedono con l’onto-nome di “Lizori”, valido solo per gli adepti. Per arrivare alla porta del Castello (marcondirondirondello!) bisogna prima entrare a Pissignano dove la prima domenica di ogni mese si svolge il “Mercato dell’Antiquariato, dell’Usato e del Collezionismo …” un evento che ormai coinvolge circa quattrocento banchisti, dodici volte l’anno e fa di Pissignano il “gemello” in grandezza della manifestazione che si tiene ad Arezzo! Saliamo su per la strada che si imbocca al centro della piazza di Pissignano basso, al fianco di Palazzo Lungarotti, alla fine della salita troviamo la chiesa di San Michele Arcangelo che ci accoglie con le sue forme tonde di chiesa dell’ottocento; parcheggiamo, anche da qui sul piazzale antistante si gode di una vista magnifica: la piana di Spoleto a sinistra… Montefalco e oltre.. la valle trevana, i monti Martani e lontano, altri profili di monti.. ormai azzurrini che a corona chiudono l’orizzonte… hai metà Umbria ai tuoi piedi! Cominciamo la passeggiata in salita verso le mura del borgo, a farci compagnia gli ulivi, gli orticelli, le case in pietra snocciolate sulla collina a terrazze di qua e di là della strada, tutte restaurate ed in parte abitate. La strada, in realtà si può fare anche in macchina ma poi si giunge ad uno spiazzo, prima della Porta, troppo angusto dove si riesce sì a fare manovra per tornare giù ma, solo se nessuno lo usa come parcheggio… insomma ci vuole un po’ di saggia pazienza! D’altronde la bellezza del luogo ripaga ampiamente l’eventuale fatica del raggiungerlo. Passando la Porta il tempo si ferma, tutto è pietra, ciottoli, alberi di fico spontanei, vecchi coppi… torniamo al XII secolo e dintorni, una comunità stabilitasi qui, intorno ad un’Abbazia Benedettina e poi cresciuta, una due tre… tante casette su terrazzamenti: spazio rubato alla roccia… vengono su archi a contrafforti, scalette che salgono alle abitazioni e poi sotto altri vicoli, scale scavate su roccia protette da sottopassaggi, sulla via di sassi di fiume, quella più grande che serpeggia dando il ritmo.. le botteghe, le stalle, gradini, viuzze fatte di ciottoli ed infine le Mura a perimetro triangolare tutt’intorno a difenderle, agli angoli e al vertice le torri di difesa e di vedetta. In alto la torre sita al vertice spicca più alta, più sotto una splendida torre a pianta pentagonale divenne il campanile della chiesa dedicata al Santo che da il nome al Borgo, la chiesa ormai sconsacrata e di proprietà privata, custodisce all’interno sull’abside affreschi cinquecenteschi dedicati all’Assunzione della Vergine Maria, pittati dai fratelli Angelucci di Mevale… l’atmosfera è carica di nostalgia… Uscendo, subito di fronte alla chiesa, dopo pochi metri su un terrazzo di pietre e di rocce l’entrata a quello che fu il Palazzo Comunale, ora adibito a luogo per mostre e manifestazioni culturali, di proprietà del demanio. Il castello è praticamente intatto, anche lungo le mura, al loro esterno dal  basso fino all’apice altre case con magnifiche terrazze naturali. Qui sono passati in tanti, gente varia: studiosi,  artisti, turisti; per i buongustai, da poco, fuori dalle mura poco più su della Porta  vi è un ”Ristorante Medievale“ luogo inusuale per atmosfera, ideale per cene e aperitivi diversi dal solito, mi prenoto! Guardo e sento questa placida serenità, i grilli, il blu della notte e poi il silenzio che ora è parte del Castello ma so che non fu così la sua storia, così la vita delle sue genti. Borgo San Benedetto ebbe una storia tormentata di assedi conquiste e sconfitte. Nel 1155 Federico Barbarossa ci si stanziò con la sua armata dopo aver distrutto la città di Spoleto. Spoleto e Trevi se la contesero a lungo; nel 1213 il duca Diepoldo lo concesse a Spoleto in cambio dei sui aiuti contro Trevi, nel 1241 Federico II lo ribadì in possesso sempre a Spoleto, poi nel 1247 di nuovo a Spoleto per decreto del Cardinale Capocci. Diventò Feudo della famiglia Sansi che costruì il Castello… e poi di nuovo guerre con Trevi fino al XIII secolo che lo vede ormai disabitato, poi si riebbe e poi fu di nuovo saccheggiato dai trevani nel 1395, fino al 1440 che tornò sotto Spoleto. Nel 1455 gli abitanti ottennero l’autorizzazione per restaurare le torri e le mura e fino al 1490 tutto rimase sotto il distretto spoletino. Poi di nuovo guerriglie e ribellioni per la costruzione di un mulino, che vide Pissignano e i suoi Brancaleoni guidati da Girolamo detto Picozzo rinchiudersi all’interno delle mura per uscirne solo per razziare i dintorni. Altri ribelli abitarono il Borgo nel 1522 e nel 1580 il bandito Leoncilli vi si insediò fino a che il Ducato di Spoleto ne riprese possesso alla fine del XVIII secolo, poi passò al Comune di Campello definitivamente.

Foto di Barbara Bernabei