Corciano: l’anima artistica della chiesa di San Francesco La Chiesa di San Francesco consacrata al Santo assisano a memoria del suo passaggio a Corciano nel 1211

Quando sono arrivato in Umbria 35 anni fa, uno dei primi borghi – se non addirittura il primo vista la vicinanza con Perugia – che ho visitato è stato Corciano, che ho avuto il piacere di “scoprire” in vari momenti. La mia prima passeggiata tra le sue mura è stata in un giorno di normale quotidianità; subito mi avevano affascinato quelle antiche pietre, i vicoli e le vie puliti e silenziosi; e l’aver la sensazione di trovarmi immerso in un tempo altro, trasudante arie medievali e rinascimentali.

Seguirono a questa prima visita le serate alle prime edizioni dell’“Agosto Corcianese”, che faceva assomigliare il piccolo borgo ad una piccola Saint Paul de Vence, con i suoi garage e fondi aperti agli artisti che in questi improvvisati atelier davano mostra della loro creatività. E pur nel frastuono della “movida”, quell’aura di silenzio e rispetto per le antiche vecchie mura, la si percepiva distintamente. Quasi sacrale, direi; una sacralità che si rinnovava nel periodo natalizio con le piccole strade e piazzole che prendevano vita con il Presepe; stazioni di una natività che divenivano un tutt’uno con l’abitato.

Ma prima di accedere attraverso una delle due porte al borgo, per la precisione collocata a pochi metri dalla Porta nord, ci si imbatte appena fuori le mura, nella Chiesa di San Francesco consacrata al Santo assisano a memoria del suo passaggio a Corciano nel 1211.

Guida in questo mio viaggio scritto, sarà la Professoressa Alessandra Tiroli, storica dell’arte e collaboratrice con il Comune di Corciano e l’Archidiocesi di Perugia – Città della Pieve alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico-culturale.

Nel suo volume, edito da EFFE, Fabrizio fabbri Editore, “Corciano, Chiesa – Museo di San Francesco vicende storiche e artistiche” (2010), ella ripercorre e conduce il visitatore alla scoperta di un autentico gioiello conventuale che ha rappresentato e rappresenta una tangibile testimonianza delle tappe storico sociali che hanno segnato la crescita della comunità locale.

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E’ nel 1223, anno in cui viene confermata la regola francescana da papa Onorio III, che si ottiene la dichiarazione per l’erezione e la consacrazione del convento di Corciano insieme a molti altri nel distretto di Perugia. A riprova della presenza dell’ordine francescano, vale qui la pena ricordare che nel 1300, esattamente il 30 settembre, il capitano del Popolo stabilì che i massari di Corciano dovessero elargire un’elemosina “fratribus minoribus de Corciano” e che il complesso di san Francesco era dotato di una struttura assistenziale chiamata domus hospitalis S.Francisci.

Di notevole interesse è anche la campana grande del peso di 295 libbre, ancora oggi esistente e che reca al di sotto dell’invocazione Ave Maria plena gratia dominus tecum, l’iscrizione in capitale latina, col nome del fonditore Marioctus Crescembeni perudinus fecit, e la data di realizzazione MCCCCLXXVIII (1478).

Nel corso dei secoli la chiesa ha vissuto vari interventi, ed oggi si presenta in quella che doveva essere la struttura originale degli ordini minori: navata unica a due campate coperte a crociera e transetto nella tipica forma evocante il tau francescano.

L’abside poligonale è dominata dal grande e originale finestrone a sesto acuto e chiude l’estremità posteriore della chiesa. Al suo interno mostra resti di una decorazione essenzialmente votiva che, come si conveniva ad una chiesa francescana, doveva ricoprire la chiesa. L’edificio fu interessato da fasi pittoriche successive tanto che i diversi interventi vanno a sovrapporsi in più punti. Anche il coro, in base ad alcune fonti, doveva essere dipinto.

Appena si entra in chiesa non si possono non notare sul pavimento, una serie di sepolcri; se ne contano ventuno, anche se secondo il registro dei Morti sepolti in San Francesco 1598 (esposto nel Museo della Pievania) le tombe erano trentadue articolate in otto file d quattro ciascuna. Alcune di queste lastre sono semplici, in quanto non portano iscrizioni, altre sono ornate da stemmi e recano iscrizioni commemorative.

Ed in quello che oggi è soprattutto un sito destinato ad attività culturali, mostre ed eventi di interesse pubblico, che si possono ammirare tesori e capolavori, i quali finiscono per impreziosire e valorizzare anche gli artisti che hanno la fortuna di esporvi le proprie opere.  

Sempre all’interno della chiesa si può oggi godere di quattro tele, due tavole ed alcuni affreschi oltra la quattrocentesca statua di San Bernardino, la quale merita due parole a sé. Tra gli affreschi si possono ammirare una “Madonna tra i santi Pietro apostolo e vescovo” ascrivibile agli anni Settanta/ottanta del ‘300 opera di un pittore perugino:  “all’interno di una preziosa interessante cornice, di spiccato gusto tardogotico, dove elementi elementi geometrici si alternano a motivi floreali, sono raffigurati, in una sorta di vetusta posa fotografica, la Madonna assisa sul trono, con il bambino marciante ed, ai lati, due santi connotati da aureole raggiate pressochè identiche”.

Tra le altre opere vale la pena segnalare le tele attribuite a Giovan Antonio Scaramuccia “Madonna col Bambino in trono tra angeli e i santi Girolamo, Nicola di bari, san Francesco, e donatore” (pala del 1625-1627) dove quest’ultimo è in atto di captatio benevolentiae; e a Benedetto Bandiera “Madonna col bambino in trono tra angeli e i santi Anna, Francesco e Elena”(1606), in cui “al di sotto di un prezioso baldacchino si aprono tendaggi e cortine variamente colorati, inquadrato da due colonne marmoree, è un trono impostato su alcuni scalini sopra il quale, nell’iconografia della “ Metterza” (n.d.a. , è il termine derivato dal volgare medievale riferito a Sant’Anna, madre di Maria, che si mette per terza nella gerarchia della famiglia divina) stanno sedute la Vergine col Bambino e sant’Anna. A costituire i lati del triangolo che idealmente si genera sono i santi Francesco ed Elena”.

Ma certamente fra le tante evidenze artistiche, vanno segnalati un affresco del 1425 circa, raffigurante San Bernardino la cui particolarità è data dall’aureola raggiata che circonda la testa scarna e calva del santo segnato da un volto emaciato ed occhiaie scavate e scure frutto probabilmente dei grandi sacrifici subiti.  “La figura del santo è inserita in uno sfondo abbastanza complesso dove, un’evidente linea curva scura ripartisce lo sguardo in due settori: in alto si scorge una sfera e, in basso l’idea, forse, di un tendaggio che mostra un panneggio dorato e piegato e i resti di una decorazione a stampigliatura, costituita da una ruota a sei raggi, chiaro emblema bernardiniano.”  Come accennavo prima con riferimento all’aureola raggiata, questa “pone l’accento sull’elemento distintivo delle varie gerarchie assurte alla divinità: “venerabile, beato, santo” e potrebbe indicarne lo stato intermedio o il fatto che Bernardino fosse ancora in vita”, dunque già in odor si santità. La pittura è databile attorno alla metà degli anni Venti del Quattrocento, quindi in prossimità al viaggio compiuto dal santo nel 1425 a Perugia.

Se ciò fosse vero”, sostiene ancora la Tiroli nel suo testo “potrebbe essere questa l’immagine di san Bernardino del 1425 e non la statua, come riporta la relazione del 1654”. La statua, una scultura opera di uno scultore fiorentino della seconda metà del XV secolo propone una incredibile somiglianza fisiognomica con il volto dell’affresco. Restaurata gratuitamente nel 1731 da Giuseppe Laudati (1669 – 1737), pittore corcianese consente di ipotizzare che ci fosse una conoscenza diretta del santo con l’artista, quantomeno, dei committenti. “Bernardino, morto nel 1444, fu solerte ospite della comunità francescana di Perugia ed è attestato che proprio nel 1425 ivi, si pronunciò a favore della pacificazione cittadina.”  Per cui è da ritenere che questa sia stata scolpita lo stesso anno dell’affresco del signum bernardiniano.

Ora la chiesa di san Francesco, ha perso definitivamente la sua funzione di culto e di celebrazioni; nel 1959 la Curia decide di vendere e dismettere in maniera definitiva il complesso di san Francesco e l’annesso teatrino, altro piccolo gioiello della comunità, diventa sede dell’attuale Filarmonica.

A noi, visitatori, turisti della domenica ed amanti di luoghi che imprigionano lo sguardo, il piacere e dovere di rendere in un compunto silenzio contemplativo omaggio a questo borgo commistione d’arte, paesaggio e Cultura.

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