Don Nazzareno Scarinci Il riconoscimento più importante per la sua missione fu la nomina a Monsignore nel 2005, mai ostentata

Foto-inEra nato il 27 gennaio 1920, quando c’era la Spagnola. Sesto di sette fratelli, ordinato sacerdote nel 1945 dal Vescovo Beniamino Ubaldi, ha dedicato la propria vita alla Chiesa e alla evangelizzazione nei luoghi più impervi e difficili della Diocesi eugubina.
La sua formazione di stampo classico e gli anni di duro seminario lo inducevano spontaneamente al rispetto più rigoroso ed intransigente della Fede e dei costumi, per sé stesso, per i suoi familiari, per i suoi parrocchiani. Eppure sotto l’austera veste talare ed il colletto bianco, c’era l’inviolabilità del perdono cristiano indipendente dal credo politico, c’era tanta umanità e lungimiranza.
Fedele tutti i giorni al suo breviario, al suo Ufficio, citava frequentemente frasi in latino, poco note ma affascinanti, che stupivano e facevano sorridere per sapienza, contestualizzazione, intelligenza ed equilibrio.
Ha conosciuto sei vescovi da sacerdote …  Quante parrocchie? Pisciano, Nerbisci amatissima … e finalmente il ritorno alla sua cara Comunità di Campitello, insieme alla parrocchia di Pascelupo, con la festività dell’Assunta celebrata insieme ai tanti amici sacerdoti e vescovi …
Il riconoscimento più importante per la sua missione fu la nomina a Monsignore nel 2005, mai ostentata.
Ha detto messa tutti i giorni fino ad oltre 90 anni. Non desisteva, anche quando non ce la faceva più, anche se il suo popolo era ridotto a solo due fedeli.
Suo unico ozio le api, esempio di operosità e di comunità.
Tanto è stato fatto nei 75 anni di sacerdozio da Don Nazzareno, non solo innumerevoli battesimi e matrimoni: la guida silenziosa nella vita spirituale dei suoi parrocchiani che l’hanno ricambiato con rispetto ed amore cristiano, le preghiere per tutti.
Non si può tacere, vicino a lui, la presenza costante e premurosa della famiglia, della Chiara e, negli ultimi anni fino ad oggi, della nipote Margherita e di Quinto.
Non possiamo non essere ammirati da tanta concretezza nel servizio e dallo spirito di sacrificio che ha testimoniato con la sua vita e tramandato alle Comunità e alla famiglia.
Il primo novembre 2020 le campane di Campitello sono state suonate per lui, a mano come lui avrebbe fatto.