Uno scrittore a Palazzo della Penna Appuntamento online con Giuseppe Lupo giovedì 15 aprile alle ore 18.00

Facciata_di_Palazzo_della_Penna,_Perugia
Facciata di Palazzo della Penna – Foto presa da Wikipedia

PERUGIA – Nono appuntamento per l’iniziativa “Uno scrittore a Palazzo della Penna”, questa volta insieme a Giuseppe Lupo che presenterà il suo nuovo libro”Il pioppio del sempione” (Aboca Edizioni). Presentazione di Annamaria Romano, Presidente Associazione Culturale Clizia. L’Autore dialogherà con Pasquale Guerra, Professore del Liceo Classico A. Mariotti, Perugia. L’iniziativa è a cura dell’Associazione Culturale Clizia in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Perugia, Radio Erreti – Gualdo Tadino.

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Giuseppe Lupo. Nato in Lucania (Atella, 1963), vive in Lombardia, dove insegna letteratura italiana contemporanea presso l’Università Cattolica di Milano e Brescia. Per Marsilio, dopo l’esordio con L’americano di Celenne (2000; Premio Giuseppe Berto, Premio Mondello), ha pubblicato Ballo ad Agropinto (2004), La carovana Zanardelli (2008), L’ultima sposa di Palmira (2011; Premio Selezione Campiello, Premio Vittorini), Viaggiatori di nuvole (2013; Premio Giuseppe Dessì), Atlante immaginario (2014), L’albero di stanze (2015; Premio Alassio- Centolibri), Gli anni del nostro incanto (2017; Premio Viareggio Rèpaci) e Breve storia del mio silenzio (2019, selezionato nella dozzina del Premio Strega). In quest’ultima opera Giuseppe Lupo, io narrante e protagonista, ripercorre le tappe della propria formazione, partendo dalla sua terra natale, la Basilicata. Un libro autobiografico entrato a pieno merito nella dozzina del Premio Strega 2020, che è anche biografia letteraria di un Paese che va da nord a sud. L’Italia delle geometrie e della verticalità da un lato, quella del silenzio e dalla memoria dall’altro: l’autore intreccia alla propria storia quella del Boom economico e culturale italiano, raccontando una Basilicata rurale che si trasforma in borghese e una Milano che proprio in quegli anni diventa da bere. È inoltre autore di numerosi saggi, tra cui La letteratura al tempo di Adriano Olivetti, in cui racconta un capitolo fondamentale nella storia della letteratura italiana: un mondo di relazioni, influenze e suggestioni artistiche ancora tutto da conoscere ed esplorare. Lupo si confronta con i protagonisti di una prolifica e controversa stagione letteraria a confronto con le sfide e le domande suscitate dall’esperienza olivettiana. Giuseppe Lupo collabora anche alle pagine culturali del “Sole 24 Ore” e di “Avvenire”.

Sinossi. Nella scuola serale di Legnano, un giovane professore insegna italiano a una classe di immigrati di diverse nazionalità: magrebini, albanesi, sudamericani, perfino un quarantenne con tre figli e una laurea in ingegneria, conseguita in Iraq. Tra di loro ci sono Cesar e Apollinaire, padre e figlio sbarcati in Italia dalla Costa d’Avorio, Amin l’albanese, partito a bordo di un gommone e arrivato a Brindisi a nuoto, Rafkani e Mohammed, il più silenzioso degli alunni. Le loro lezioni sono, però, insolite, perché a ravvivarle, sul finire, arriva nonno Paplush, personaggio amato da tutti e memoria storica del paese: si affaccia alla porta, si siede in prima fila e inizia a raccontare la sua giornata e il suo passato, di quando faceva l’operaio alla teleria, “la madre che ci ha dato da vivere”, insieme a Ottavio, di quella volta che nel 1954 sorprese Fausto Coppi a fare pipì su un muro durante una tappa a cronometro, e di quando frequentava la vecchia locanda dove la giovane Rossana sognava di fare, un giorno, la ballerina e intanto cucinava per tutti e cresceva un figlio non riconosciuto dal padre. Ma in tutti i ricordi dolceamari di nonno Paplush c’è una figura che ritorna sempre, l’antico pioppo della Corte del Villoresi con cui il nonno ha un legame speciale…

La collana “Il bosco degli scrittori” si arricchisce di un romanzo profondo ed emozionante, che ci fa riflettere su tematiche molto attuali: prime tra tutte, l’integrazione, l’inclusione sociale e il valore della memoria storica, che va di pari passo con la riflessione sulla modernità. Giuseppe Lupo, in un seducente rifiuto e desiderio di dire, ci consegna una storia che da sacralità al silenzio e alla scrittura stessa, quella che nella memoria cerca le risposte e nella Letteratura i meccanismi per comprenderle.  

Come dice l’autore: “Scriviamo ciò che è destinato a essere cancellato, scriviamo per dimenticare. Un meccanismo strano: la letteratura è la malattia dell’oblio, non della memoria. Questo avrei voluto dire a Cesare, se fosse venuto a tenermi compagnia”.

FONTE: Comune di Perugia.