Pastorale, il rituale coreografico di Daniele Ninarello al Cantiere Oberdan Un viaggio nella nostalgia dellā€™unisono, tra musica, arte e letteratura, con quattro interpreti dā€™eccezione

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Foto di Avarino CaracoĢ

SPOLETO (PG) – Lo spettacolo Pastorale con la coreografia di Daniele Ninarello va in scena al Cantiere Oberdan di Spoleto, sabato 2 dicembre alle 21. Sul palco gli interpreti: Vera Borghini, ZoĆ© BernabĆ©u, Lorenzo Covello e Francesca Dibiase.

ā€œQuesta mia nuova creazione coreografica nasce dal desiderio di affrontare il tema della riunificazione, la nostalgia dellā€™unisono. ā€“ spiega l’autore ā€“ La prima suggestione arriva dalla visione di Pastorale (Rhythm), di Paul Klee. Pastorale ĆØ il terzo lavoro di un ciclo di quattro rituali coreografici esperienziali concepiti a partire dalla creazione di pratiche anatomiche che si dispiegano nel comporre la dimensione spaziale e coreografica del rituale. Durante le varie fasi di ricerca, Pastorale prende spunto da un aforisma del compositore americano Moondog: Non ho intenzione di morire in 4/4! Il mio interesse a lavorare con la sua musica nasce dal desiderio di esplorare lā€™universo che lā€™ha generata, caratterizzata da quello che lui definiva ā€œSnaketimeā€ un ritmo scivoloso. Un altro incontro fondamentale per questo lavoro ĆØ stato il testo ā€œNumeriā€ di Philippe Sollers, composto da cento capitoletti numerati in serie di quattro, che narra il nostro esistere su questa terra come un costante inseguimento, un costante derivare lā€™uno dallā€™altro.

In Pastorale, la coreografia vuole essere lā€™accorgimento creato per emergere da sĆ© e accedere allā€™altrove, per unirsi al fuori e allā€™altro che ĆØ prossimo a noi. Si punta a cercare una continua accordatura, una catena ritmata, una salda alleanza tra corpi che generano una danza che si dipana come un moto perpetuo; come se la mente corporea vivesse costantemente in allerta, attenta a tutti i suoni, ai ritmi da cogliere e ordinare. In questo modo, essa puĆ² accedere a un sistema in grado di intonare il proprio corpo ad un ritmo universale. Questa pratica sarĆ  una risorsa per creare uno spazio emotivo in cui esplorare la fragilitĆ  di questo legame, e i rischi associati alla sua perdita.

Il lavoro si sviluppa attraverso la creazione di un sistema di segni, a disposizione dei danzatori come strumenti con cui allinearsi gradualmente lā€™uno con lā€™altro. Questi segni nascono da una costante descrizione percettiva delle dinamiche che li circondano nel percorrere la matrice coreografica che li produce costantemente.

I segni emergono come descrizione di natura percettiva delle dinamiche circostanti in cui una matrice coreografica produce costantemente variazioni di ritmo e di spazio. CosƬ i movimenti di un corpo generano risonanze in quelli vicini, come una serie di onde concentriche in espansione, che gradualmente si rafforzano a vicenda nel tentativo di afferrarsi, raggiungersi per non perdersi. Una riflessione quindi, sul senso di cooperazione nella contemporaneitĆ , sulla necessitĆ  di tornare ad un processo inclusivo e di ascolto reciproco. Sulla cura costante verso questo funzionamento che ci svela inscritti gli uni negli altriā€.

Info e acquisto biglietti sul sito www.teatrostabile.umbria.it

FONTE: Ufficio Stampa Teatro Stabile dellā€™Umbria (Federica Cesarini).