locandina-massimiliano-PoggioniLe sale superiori del Centro per L’Arte Contemporanea, Rocca di Umbertide, ospitano dal 30 Agosto, al 12 Ottobre, La mostra: MELTING POT, di Massimiliano Poggioni. Artista di Umbertide che sta avendo ottimi riconoscimenti sia in Italia che all’estero.
Le opere di Massimiliano seguono il filo logico dei sentimenti e delle esperienze della sua vita. Tra pittura e stampe, la matita, il carboncino, il colore trova spazi creati apposta.
I dipinti (22 tele in mostra), come le grafiche (22), proiettano verso lo spettatore sguardi e sentimenti che fanno riflettere sia sulla propria persona che sul mondo moderno.
In modo particolare le grafiche sono, quasi tutte, un accento e una critica verso la società moderna, dalla politica alle strumentalizzazioni delle mode e dei poteri.
A volte, troviamo un autoritratto, scaturito dal se, dalla mano che lavora la tela, che Massimiliano ha appositamente trasformato in materia plastica, viva, una nuova base su cui scolpire i concetti e le sue maschere.
Le tele divise a metà, vogliono riportare all’unità come insieme di due metà, a volte da ritrovare, a volte da costruire, altre volte abbracciate e fuse in un bacio. Le metà vanno a compenetrarsi le une con le altre, come in un metaforico viaggio, una ricerca del se e della realtà che ci circonda.
Piene di mistero e fascino, sono le maschere.Volti scolpiti a volte dai tratti ben definiti, ma senza sfumature di carattere. È il viso stesso che si fa maschera: maschera verso gli altri, verso la società, ma anche maschera verso se stesso. Come un volersi nascondere a se stesso. Un celare la propria anima, nascondersi al mondo, nascondere i sentimenti, le paure, le angosce.
Non vedere, non essere visti. Il gioco moderno del nascondersi mostrandosi.
I volti si fanno maschera, perché è questa ad aderire in modo talmente perfetto al viso, da diventarne parte che vuole scavare nel volto senza rughe, come nell’anima, a ritirare fuori il se dall’essere umano. Ed in questo, i volti escono fuori dalla materia che li contiene, come dal proprio spirito.
I quadri di Massimiliano seguono sempre un percorso ben definito, dallo studio del bozzetto, al lavoro preciso e meticoloso. Non scaturiscono dalla casualità. È per questo che l’autoritratto riesce a rompere gli schemi di costruzione e acquista forza. Come se la materia, sia riuscita a levare una maschera, a vivere di propria vita, ribellandosi all’artista stesso.
Le materie plastiche, come gli acrilici, le matite, i carboncini, i guizzi di colore e le sfumature rendono l’anima nella sua molteplicità. Eppure Massimiliano usa sempre pochi colori, ma tante sfumature e calibrature della matita che segue il peso della sua mano.
Le grafiche giocano tutte su tre colori fondamentali: bianco, rosso, nero.
Massimiliano riesce, con tecnica e sapienza a lavorare il bianco, come fosse colore vero e proprio, e non lo sfondo piatto di una base. È per questo che le sue stampe riescono ad avere una profondità di carattere e di piani come fossero nuove prospettive.
Evidenziano la società, la collettività, l’inquinamento, le politiche, le mode, le ipocrisie, le paure, che riescono ad insinuarsi e spersonalizzare.
A volte sono ammassi inquietanti di tratti che sembrano informi, e forme metamorfizzate, altre volte ritratti sereni e distesi.
La curatrice, Carmen Lorenzetti, presenterà il catalogo ed esporrà la mostra con una passeggiata nelle sale del Centro, sabato 20 Settembre, alle ore 17,30.
Carmen Lorenzetti, è critica d’arte, curatrice, docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Per l’occasione ha curato la mostra e il catalogo.