L’ampia area del Lago Trasimeno è da sempre caratterizzata dalla produzione di ortaggi grazie al clima mite e al terreno “sciolto” di questa zona. Tuttavia, nel corso del tempo, queste produzioni sono andate via via scomparendo. Anche grazie anche alla recente attribuzione del Presidio di Slow Food la Fagiolina sta vivendo una seconda giovinezza.
Si tratta di un’antica varietà locale di leguminosa da Granella botanicamente chiamata “vigna unguiculata” e le sue origini sono da ricercare in Africa.
Gli Egiziani la usarono come merce di scambio con gli altri popoli; così attraversando l’Asia fino ad arrivare in Grecia, la Fagiolina fu esportata anche nei paesi del bacino del Mediterraneo e trovò sulle sponde del Trasimeno il suo habitat ideale. La Fagiolina era uno di maggiori legumi consumati in età classica; pertanto la sua rivalutazione è da considerarsi come la riscoperta di uno dei piatti tipici dell’antica dieta mediterranea.
Attualmente la Fagiolina viene prodotta in poche aziende del Trasimeno secondo un metodo che utilizza tecniche tramandate dalla tradizione e che prevedono una serie di procedure svolte rigorosamente a mano: la semina, la zappatura, la raccolta, l’essiccazione e la battitura.
Detta anche risina del lago a causa delle dimensioni modeste e del colore prevalentemente biancastro, o fagiolo dall’occhio a causa di un puntino nerastro che ricorda una pupilla, la Fagiolina del Lago cotta e condita con un filo di olio extra vergine d’oliva è la soluzione ideale per condire la pasta o realizzare deliziose bruschette.
FONTE: Umbria Tourism.